Pancia

Il getto dell’acqua della doccia lava via i residui di schiuma insieme ai pensieri.
Allungo il collo per porgere il viso a quella fonte fresca, ad occhi chiusi cerco refrigerio alla fronte che brucia. Il lento massaggio dell’acqua sulla pelle… una carezza fredda che mi fa rizzare i bulbi piliferi.
Le mani seguono quelle carezze percorrendo gli stessi sentieri: le spalle indolenzite, le braccia stanche, i lombi e la curva del sedere, i seni morbidi, e quella pancia con cui ancora non ho fatto pace.
Quella pancia, il mio centro, seppur piatta e tonica da adolescente era sempre nascosta alla vista per via di quella cicatrice: dicevano che ero fissata, la vedevo solo io, mi sembrava così evidente indossando un bikini! Con quella macchia che percorreva diagonalmente l’addome arrivando fino alla curva del seno destro non ho mai imparato del tutto a convivere.
Ma col tempo ho concesso alla pelle candida di quell’addome di colorarsi al sole… ho capito che negare a lei il sole significava negarlo a me! Ora quella pancia non è più così macchiata… ma neppure è più la stessa. Non le concedo di rubarmi il piacere del sole, non più, che la guardino pure gli occhi indiscreti dei bagnanti! La mia pancia, il mio centro, la mia umana burrosa imperfezione.

Se il sole può baciarla, vuol dire che sono viva! La pancia si solleva e si abbassa al ritmo del mio respiro. Io respiro! Sono viva! Stanca, indolenzita, forse ancora piena di macchie che al sole scuriscono… ma viva. È la mia pancia che mi ripete ogni giorno “ricordati di respirare”.

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