Burrumballa

Burrumballa è una parola bellissima, dal suono quasi magico. In sardo indica letteralmente i trucioli di legna, con accezione più ampia indica il ciarpame, le cose inutili, vecchie, logore, che non servono più.

Chi non ha in casa una cassapanca, un cassetto, uno stipo in cui infila alla rinfusa tutto quello che capita, che magari non serve più ma non vuole buttar via perché “non si sa mai”?

Ecco… ogni fessura, ogni stipo, ogni pertugio se non fai attenzione si riempie di burrumballa.

L’abisso funziona allo stesso modo.

Ci hai mai guardato dentro l’abisso? Fa davvero paura eh… è buio, sporco, puzza anche un po’. Ed è profondo, maledettamente profondo.

Ci butti dentro tutte le emozioni, le paure, la rabbia, di cose che coscientemente vuoi cancellare dalla tua vita, ma nella realtà dei fatti non sei ancora disposto a lasciar andare.

È uno di quei posti in cui stipi le cose che non vuoi vedere, e mano a mano che passa il tempo si stratificano, si mescolano, iniziano a fare a pugni fra loro, a lievitare, alcune provano anche a coalizzarsi per organizzare la Grande Fuga.

Perché il problema dell’abisso è che più gli dai burrumballa, e più ne richiede. Più diventa buio, più prende spazio, più le cose che ci hai messo dentro cominceranno a ribollire e schiumare, richiedere attenzioni in modi che non credevi possibili.

La prima cosa che ti viene in mente di fare a quel punto è cercare di seppellire tutta quella massa schiumante e ribollente sotto strati e strati di cose. A volte gli strati si compongono di cibo, a volte alcol, fumo, o la combinazione delle cose. Ognuno ci butta quello che può.

Lo so cosa stai pensando, e ti anticipo: sai già che non funziona. Eppure ti capita, a volte, di ricascarci, come se alla stessa azione possa seguire un risultato differente, cosa che è la definizione stessa di follia.

E allora che ti resta da fare?

L’unica strada percorribile: apri i cassetti, gli stipi, le cassapanche, fai prendere aria, e inizi a riordinare la burrumballa.

La guardi, la soppesi, fai diversi mucchi.

Da questa parte, le cose evidentemente da buttare: vecchie maglie bucate, consunte, rovinate. Nel mucchio delle cose da buttare ci vanno senza dubbio i rimpianti, i “se…”, i vecchi amori e gli amici che ti hanno voltato le spalle. Non bisogna rimestare troppo in quel mucchio, perché a seconda di quello che ci finisce ti si attacca addosso quel tanfo di chiuso, di muffa e di sensi di colpa inutili che fatica a levarsi dalle narici. Un po’ di coraggio, un bustone nero, bello capiente, e via nel bidone dell’indifferenziata.

Da quest’altra i ricordi belli, forse non ti entrano più e non calzano bene come un tempo, ma toccarli, dispiegarli, fargli prendere aria e ripiegarli con cura per riporli in un luogo sicuro sapendo che saranno sempre lì ad aspettarti, comunque ti rassicura.

Attenzione però, il mucchio dei bei ricordi è insidioso… ti ci puoi perdere. Il consiglio è di suddividerlo a sua volta in due sottogruppi: da una parte, la felicità prêt-à-porter, pastiglie di autostima da prendere in caso di bisogno, da riporre quindi in un cassetto di facile accesso, e dall’altra le immersioni profonde nel mare dei sentimenti.

Ecco, queste lasciale temporaneamente da parte, finché non avrai l’attrezzatura scuba adatta per questo tipo di diving emozionale. Ora no, o corri il rischio di voler risalire troppo velocemente e esporti al rischio di embolia. Meglio essere preparati.

Di là un terzo mucchio: gli indispensabili. La giacca di pelle che risolve il problema della serata un po’ più fresca, la borsa capiente piena di tasche in cui entrano tutte le cose che servono durante la giornata. Quel pantalone che continua a farti un culo da premio nobel e ti fa sentire a tuo agio in qualunque situazione. Le tue scarpe più comode, con cui sei certa di poter camminare per tutto il giorno senza temere vesciche o dolori ai piedi.

Tra gli indispensabili controlla che ogni bottone, ogni cucitura sia ancora salda, e se non lo è inizia a munirti di ago e filo per rinsaldare i punti critici.

Ecco, questo è il mucchio a cui devi prestare più attenzione. Perché una volta ripuliti i cassetti, la priorità nel riporre le cose va proprio a questo: ogni indispensabile deve avere il proprio spazio comodo e funzionale. Ma c’è un’altra cosa da valutare, e riguarda non solo gli indispensabili che hai già in casa, ma anche quelli che, solo ora che hai riordinato, ti rendi conto che mancano. Lascia uno spazio negli armadi, e vai a cercarli. Non occupare il loro spazio, anche dicendo a te stessa “temporaneamente, finché non trovo quello che mi serve…”. Perché quello che ci metterai, sarà ancora burrumballa. Lascia lo spazio vuoto, libero, pulito, non avere paura di quel vuoto, perché quello è vuoto “buono”, che si riempirà quando sarà il momento.





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