L’approccio umanistico nel Counseling

La scoperta del metodo scientifico, e degli splendidi risultati che si ottenevano con questa metodologia in moltissimi ambiti, generò un’autorità indiscussa dei tecnici e degli scienziati, sviluppando conoscenze, competenze e professionalità di fondamento scientifico-tecnico, strapotere che perdura ancora oggi.

Questa cultura dominante e invasiva dà sempre meno spazio ai poeti, i letterati, coloro che coltivano sentimenti di amore e bellezza, coloro che insomma hanno un sentimento profondo e più ampio della verità, della giustizia, dell’equità, coloro cioè che non usano il pensiero solo per fare calcoli, ma per pensare, visto che la funzione del pensiero è proprio quella di pensare.

Quando pensiamo in modo autentico, genuino, disteso, siamo davvero creature pensanti. Quando facciamo calcoli, controlli matematici, conti, registrazioni, misure, siamo semplicemente degli impiegati al servizio di un’organizzazione scientifico-tecnica.

Michelangelo: Cappella Sistina, La creazione di Adamo

Normalmente il pensiero che calcola non rispetta i sentimenti e i vissuti soggettivi, perché la scienza punta verso l’oggettivizzazione dell’esperienza, la sua astrazione dalle emozioni, dai sentimenti. Nella scienza non sono ammessi questi tipi di vissuti e di emozioni, possibilmente non viene legittimato il parlarne, tanto meno il propagandarli.

Il metodo scientifico è un metodo utile, essenziale, ma non può pretendere di assurgere a metodo universale. La scienza rinuncia, per ragioni di sicurezza, alla irriducibile complessità dell’esperienza vissuta.

Gli umanisti sono i difensori di un metodo di approccio all’esperienza che non è analitico, bensì sintetico, olistico. L’umanista sa dove può arrivare la scienza e la rispetta, ma sa anche dove non può arrivare.

Il Counseling che si richiama a una scuola di tradizione umanistica fa riferimento alla dimensione transpersonale, alla realizzazione del Sé, per il risveglio della natura spirituale di ogni individuo e delle sue qualità più genuinamente umane. Non è quindi una visione circoscritta in ambito empirico-sperimentale.

L’approccio umanistico è un approccio di tipo integrativo e non totalitario, che tende a recuperare aspetti dell’esperienza significativi e a cui non si vuole rinunciare in nome della scienza, senza nulla togliere all’approccio scientifico-tecnico. È un approccio che si definisce umanistico per difendere quella parte dell’esperienza umana oggi un po’ sottovalutata.

Carl Rogers si definisce umanista, ma poi fa quarant’anni di ricerca scientifica; qualunque grande scienziato è aperto anche sul piano umano, poiché i due approcci hanno bisogno di essere integrati.

Il Counseling umanistico non vuole ridurre la formazione ad un centro di informazioni, di sapere nozionistico, in cui si sosta indefinitamente sul piano cognitivo, alla ricerca di nessi di causa ed effetto. Si deve curare l’arte, la poesia, il linguaggio: l’attenzione al linguaggio è una connotazione dell’approccio umanistico. E’ necessario un recupero dell’aspetto spirituale dell’esistenza, senza che questo implichi l’adesione a un credo o a una tradizione particolari.

Il counselor umanistico fa al massimo domande del tipo “come stai vivendo questo?”. Non chiede il perché ma chiede il come, accentua di più l’aspetto qualitativo rispetto a quello quantitativo.


fonte: M. Tedde Marras, 2005

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