Il Leone e il Rinoceronte

Nella savana vivevano una leonessa e una rinoceronte femmina. Entrambe avevano un cucciolo, un piccolo leone e un piccolo rinoceronte. Le due femmine erano molto amiche. Erano sole nella savana e si aiutavano a vicenda.

savana

Un giorno la rinocerontessa si accorse di essere molto malata e prima di morire chiese alla leonessa di prometterle di badare sempre ai due cuccioli e di assicurarsi che questi curassero la loro amicizia come qualcosa di sacro. Così fu. La leonessa si prese cura dei cuccioli e poco prima di morire si fece promettere solennemente da entrambi che avrebbero avuto per sempre cura l’uno dell’altro. «Ho costruito due capanne, una al di qua e una al di là della collina. Ognuno di voi abiterà in una di queste e sarete amici per sempre». Poi la leonessa morì e i due animali obbedirono alla sua richiesta.

Passò del tempo ed entrambi erano curiosi di sapere cosa faceva il proprio amico dall’altro lato della collina. Così un giorno si incontrarono e il rinoceronte chiese al leone «Cosa fai tu durante il giorno? » e il leone «Mi alzo, mi stiracchio, guardo a est e a ovest e mi tengo allenato. Tu invece cosa fai? » »Mi alzo, mi stiracchio, bevo e tengo affilato il mio corno» rispose il rinoceronte.

Così i due si salutarono e tornarono nelle loro rispettive tane. Ma qualcosa non andava.

«Perché il leone si allena tutti i giorni? Non si starà mica preparando ad attaccarmi?» pensava il rinoceronte.

«Perché il rinoceronte affila sempre il suo corno? Non si starà mica preparandosi per attaccarmi?» pensava il leone.

Questi pensieri divennero ricorrenti, fino a trasformarsi in una vera e propria ossessione. Entrambi, infatti, cominciarono a spiarsi a vicenda e ogni mossa che faceva l’altro era, per chi spiava, una conferma dell’intenzione di attacco. I due animali controllavano ogni movimento dell’altro, ormai giorno e notte.

Nella loro testa sempre le stesse parole: «Lo sapevo, guardalo, vuole attaccarmi, lo sapevo!». Finché, un giorno, mentre ognuno spiava l’altro, inevitabilmente i loro sguardi si incrociarono, un secondo e si saltarono addosso. Quel giorno fu fatale per entrambi, che non mantennero la promessa fatta alle loro madri, non si presero cura della loro amicizia e non seppero mai perché arrivarono a quel punto.


Fiaba tibetana riportata in R. Borgato. Un’arancia per due. Ed. Franco Angeli 2004

foto: National Geographic

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.