Il Principe Tacchino

In un paese lontano, un principe viveva con i suoi genitori, il Re e la Regina. Ogni giorno il Re educava il figlio con istruzioni su come vivere e comportarsi: «Sii rispettoso con gli anziani, gentile con le donne. Vestiti sempre come un Principe, e comportati come tale. Parla in tal modo, cammina in talaltro…».

Il Re e la Regina decidevano su ogni cosa, che musica dovesse ascoltare, che libri dovesse leggere, i suoi amici e nemici, il suo cibo.

principe tacchino

Una mattina il Principe si svegliò e iniziò a gloglottare come un tacchino. Iniziò a comportarsi esattamente come un volatile, vivendo sotto il tavolo, completamente nudo, e rifiutando i piatti regali che venivano serviti agli invitati nel vasellame dorato del palazzo, si nutriva esclusivamente della semente destinata ai tacchini.

Il Re fece venire i migliori medici, specialisti famosi: tutti si dichiararono incompetenti. Anche i maghi, e così pure i guaritori, i taumaturghi: le loro intercessioni risultarono vane.

Il Re non avrebbe mai acconsentito che un Principe Tacchino ereditasse il suo Regno, non sapeva più come fare, così cadde nella disperazione.

Un giorno, un Saggio sconosciuto si presentò a corte: – «Credo di poter guarire il principe» – disse timidamente, – «mi consentite di provare?»

Il suo viso era solcato da rughe così profonde che i suoi occhi si scorgevano a malapena.

Il Re acconsentì, e il Saggio tra lo stupore generale si tolse i vestiti e andò a raggiungere il principe sotto il tavolo mettendosi anch’egli a gloglottare come un tacchino.

Diffidente il principe lo interrogò: «Chi sei? E cosa fai qui?»

e tu? Replicò il Saggio, chi sei e cosa fai qui?
– Non vedi? Sono un tacchino!
– Ma pensa, disse il Saggio, che curioso incontrarti qui!
– Perché curioso?
Ma come, non vedi che sono un tacchino come te? E dimmi, com’è la tua vita da tacchino, qui sotto il tavolo?
– bene davvero – rispose il Principe – tutti mi lasciano fare e io mi godo il mio tempo. È proprio una bella vita.
– Hai proprio ragione – rispose il Saggio.

Fu così che i due uomini strinsero amicizia.

Allora il Saggio si fece portare una camicia. Il principe non credeva ai suoi occhi: «Sei matto ? Dimentichi chi sei? Vuoi essere uomo, proprio tu?» – «Beh, chi dice che solo gli uomini possono stare vestiti al caldo?», rispose il Saggio con tono conciliante, «non credere che un tacchino che si vesta come un uomo cessi di essere un tacchino». Il principe non poté che acconsentire. L’indomani entrambi si vestirono normalmente.

Il Saggio si fece portare qualche piatto della cucina regale. «Che fai, sciagurato!» Protestò il principe al colmo dell’orrore. «Ti metti a mangiare come loro, adesso?».

L’amico lo rassicurò: «Pensi che solo gli uomini possano mangiare cose buone? Non credere che mangiando come gli uomini, con gli uomini, alla loro tavola, un tacchino cessi di essere quel che è; non credere che basti per un tacchino comportarsi da uomo per diventare umano; puoi far tutto con gli uomini, nel loro modo, addirittura per loro, e restare ugualmente il tacchino che sei». E il principe, convinto, da quel giorno riprese la sua vita di principe.

Rabbi Nachman di Breslav

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