Il minatore

il minatoreIl lavoro del minatore era molto faticoso. Lavorava in miniera dall’alba al tramonto, aveva le mani rovinate e callose, la sua schiena era curva e il viso segnato.

Non era felice. Disse:«Questa non è vita. Il mio destino è essere un minatore? Perché non posso essere una persona più ricca? Se solo fossi ricco, sarei felice».

Apparve un angelo e disse: «Cosa dovrebbe succedere per farti dire di essere ricco e felice?»

«È facile: se fossi ricco vivrei in città, in un bell’attico. Potrei guardare il cielo, avrei un letto enorme con eleganti lenzuola di seta e dormirei tutto il giorno. Allora sì che sarei felice».

«Sei ricco»disse l’angelo. E l’uomo divenne ricco: ora viveva in città in un attico, dormiva tutto il giorno in un enorme letto con lenzuola di seta, ed era felice.

Finché un giorno venne disturbato dal trambusto che proveniva dalla strada. Si alzò dal letto e corse alla finestra: guardando in basso vide una bella carrozza dorata preceduta da cavalli e seguita da soldati. Era il re, e le persone che affollavano la strada lo salutavano e si inchinavano a lui.

L’uomo ricco si sentì immediatamente infelice. «Non sono felice; il re è più potente di me. se fossi il re sarei felice».

Apparve l’angelo e disse: «Sei il re!» e l’uomo divenne il re.

Era felice, sentiva di essere forte e potente. Amava il modo in cui i servitori gli obbedivano e la gente lo omaggiava, e la possibilità di decidere chi dovesse vivere o morire. Era felice.

Un giorno però notò il sole.

Vide che il sole aveva poteri che lui non poteva neanche sognare. Vide che il sole sapeva trasformare i campi da verdi a gialli e da gialli a marroni. Vide che il sole poteva prosciugare anche il fiume più imponente, lasciando dietro di sé solo fango essiccato. Vide anche come il sole poteva togliere la vita al mondo.

E si sentì infelice. «Non sono felice. il sole ha più potere di me. Se fossi il sole, allora sarei felice».

Apparve l’angelo e disse: «sei il sole!» e l’uomo divenne il sole. Governava il mondo dal suo zenit, esultando del suo potere.

Finché un giorno notò una nuvola, una grande nuvola nera. Vide che la nuvola poteva trasformare i campi da marroni in verdi, poteva riempire di nuovo i fiumi con acque scroscianti e riportare la vita nel mondo.

La depressione fu travolgente. «Sono così infelice! Questa nuvola ha più poter di me. Se fossi una nuvola sarei felice per sempre».

E l’angelo apparve e disse: «Sei una nuvola» ed egli divenne nuvola, ed era felice. Sentiva di avere potere e grandezza. Amava il modo in cui poteva stravolgere il lavoro del sole e far rinascere la vita dove prima ce n’era appena. E, per la prima volta, provò la vera felicità.

Finché un giorno vide, molto lontano, una roccia. E vide che la roccia nera, forte, inesorabile, era immutabile. Vide che, per quanto lui potesse far piovere, niente avrebbe minacciato o distrutto la roccia, che era tanto solida e resistente.

Così provò di nuovo l’amarezza dell’infelicità e disse: «Sono così infelice! Se fossi una roccia sarei felice».

E l’angelo apparve e disse: «Sei una roccia». Ed egli divenne roccia, e sentiva di avere potere e grandezza ed era felice. Il senso di forza e di immutabilità lo faceva esultare, godeva della sua capacità di sostenere qualunque sfida la natura potesse lanciargli. Rideva del sole e si beffava delle nuvole.

Finché un giorno arrivò un minatore…


Tratto da: Nick Owen, Le parole portano lontano

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